#StoriaDiUn_IO

di © Marcosasia.

La PROFEZIA

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La mia storia comincia nel gennaio del 1999, quando avevo appena 31 anni ed ero ancora un giovane uomo, pieno di vita, di curiosità e di speranze. Anche perché, all’epoca ero già uno che non aveva paura di conoscere il mondo viaggiando da solo.

Facevo già il fotografo, ed ero partito con lo zaino in spalla per andare a trovare un mio amico, Diego, a Santo Domingo.  

Anche se, una volta che sono arrivato lì, visto che lui, doveva lavorare, decisi di ripartire alla volta del Venezuela. Così, dopo quindici giorni comprai un biglietto aereo e ripartii.

21/Gennaio/1999 

Barquisimeto

E’ arrivato il momento di lasciare questa città, di lasciare Fransisco e la sua meravigliosa famiglia. La giornata è serena ed io né approfitto per andare a scattare qualche foto alla gente che incontro per strada. Lo faccio per dar corpo ad un progetto fotografico che ho iniziato l’altr’anno, a Cuba

Quando finisco l’ultimo rullino, che ho con me, me ne torno nella casa sulla collina dove Fransisco e la sua famiglia mi aspettano per il pranzo, un pranzo che mangio con irrequietezza e velocità prima di salutarli tutti con un po’ di rammarico e di tristezza. 

Mi comporto in questa maniera un po’ brusca e forse anche un po’ sgarbata perché non sopporto gli addii e perché devo assolutamente riuscire a trovare il tempo per passare ancora dal calzolaio a riprendermi le scarpe. Fransisco, nel mentre mi guarda con l’affetto di un padre, mi capisce e un po’ mi compatisce insomma a suo modo mi perdona perché anche lui un tempo è stato un viaggiatore, per cui sa benissimo cosa sto provando quando, una volta arrivati dal calzolaio, mi prende da parte, mi abbraccia e mi dice di non preoccuparmi perché tutto andrà per il meglio. Lo fa prima di augurarmi un buon viaggio e poi lasciarmi andare.

Dopodiché, prendo un caffè, mi fumo un ultima sigaretta  e poi salgo su una corriera che mi condurrà a Caracas dove finalmente incontrerò Alejandra.

È da quando sono partito da Santo Domingo che cerco d’incontrarla. Visto che è proprio su quest’isola dei Caraibi che ho conosciuto sua zia, Maria, una donna allegra e solare, con una grande attrazione per il misticismo e per l’esoterismo.

Lei, quando ha saputo che stavo per partire per il Venezuela mi ha subito detto: ” Se vai nella mia terra, devi assolutamente incontrare Alejandra, mia nipote”.

Così, appena sono arrivato in Venezuela ho subito provato a contattarla chiamandola più e più volte al numero che mi aveva lasciato Maria. Ma, non riuscendo a sentirla perché la linea suonava sempre isolata o occupata, sono partito dirigendomi verso le montagne per riuscire a raggiungere Merida, sulle Ande.

Venezuela il paese dell'elefante

Da lì, poi me ne sono andato verso sud, verso l’Amazzonia dove ho vissuto per qualche giorno con gli indios Panarè,

prima di dirigermi a nord est, fino al delta dell’Orinoco dove ho incontrato Francisco. Lui, lì, mi ha dato modo di vivere un pò con gli Indios Warao

e poi si è congedato dicendomi:

”Prima di andar via dal Venezuela, passa a trovarmi a Barquisimeto, questo è il mio indirizzo“. 

Così IO, lo preso in parola e ci sono venuto subito qui, a Barquisimeto dove lui, da buon ospite, mi ha subito aiutato a risolvere alcune faccende che da straniero non riuscivo proprio a dipanare o a superare.

Come ad esempio, la faccenda dell’arcano secondo cui non riuscivo a contattare Alejandra perché il prefisso telefonico di Sant’Antonio de Los Altos (un insieme di enormi grattacieli dell’interland di Caracas) era stato cambiato da poco.

In ogni caso, dopo mille peripezie,grazie a Francisco sono riuscito a rintracciarla, a sentirla e a darle un appuntamento per incontrarla. 

Quando arrivo a Caracas è ormai notte. Ma io, le telefono lo stesso e lei in dieci minuti mi raggiunge, è giovane, è bella, simpatica ed insieme ci immergiamo in questa metropoli del sud-america, che è davvero enorme ed è circondata da colline e colline ricolme di favelas, che fanno un po’ impressione, soprattutto quando ci passiamo sotto, in macchina mentre attraversiamo questa città, che è immensa e che percorriamo tutta, per riuscire ad arrivare fino a Sant’Antonio de los Altos.

Durante il tragitto ci fermiamo a mangiare un panino e poi finalmente andiamo a casa sua. Una casa fresca, ubicata ai piani alti di in un grande grattacielo che ha tutte le serrande abbassate e le finestre, ben chiuse e ben serrate per poter approfittare al meglio, dell’aria condizionata.

Una casa in cui però, al di là di questi piccoli trucchetti per far fronte al caldo torrido che imperversa adesso in Venezuela, si respira un atmosfera, in cui l’ospitalità è molto gradevole e piacevole.

22/Gennaio/1999 

San Antonio de los Altos

Un buon profumo di caffè si sparge per tutta la casa aiutandomi ad alzarmi di buon umore.

Così, felice ed affamato raggiungo prima il bagno e poi la sala da pranzo, dove, facendo colazione, conosco un po’ meglio la mamma di Alejandra. Livia è una donna alta e ben piantata che emana un’energia molto spirituale, tant’è che mi sento libero di dirgli, che ho conosciuto Maria, sua cognata a Santo Domingo, a punta Cana, sulla spiaggia del bavaro, dove mi si è avvicinata e mi si è presentata proprio perché stavo facendo i tarocchi con le carte da scala quaranta al gestore italiano di un piccolo chiringuito, che c’è lì, davanti a casa sua.

Lei, Livia, quando mi sente raccontare questa storia, si alza e va a prendere un mazzo di carte da un cassetto e poi, sorridendomi me le sporge e mi chiede se è possibile che io gli faccia subito i tarocchi. 

È spaventoso riuscire a dire, cose corrette e pertinenti ad una persona di cui non si sa praticamente nulla, perché di fatto, non la si conosce affatto. Anche se in ogni caso, in questo frangente mi rendo conto che attraverso il gioco dei tarocchi si può davvero riuscire a fare uno screening della persona che si ha di fronte.

Perché, attraverso le carte, si può sviscerare un problema o si possono evidenziare delle speranze, dei sogni, dei desideri, o delle inquietudini, ma sopratutto si può riuscire a riconoscere la paura che abita in ognuno di noi.

La paura che abbiamo tutti nell’affrontare i cambiamenti e le necessità che ci stanno riguardando soprattutto nel momento in cui interroghiamo la sorte.

Per fare questa esperienza di divinazione, di riflessione e di sviluppo personale, io mi avvalgo solo del valore dei segni e di quello delle carte che Livia in questa circostanza sceglie dal mazzo.

In questa sua selezione, io ritrovo la sua condizione, la sua sofferenza e ciò che gli serve per superarla. In cambio lei, la mamma di Alejandra mi insegna a vedere l’aura dell’energia, che avvolge e circonda ogni persona, mi mostra come si fa a riconoscerla e a percepirla.

Così, tra me e me mi viene da pensare: “Ci voleva proprio, un pò di sano misticismo per concludere questo viaggio così avventuroso e così faticoso, nel migliore dei modi, qui, in Venezuela”. Il paese dell’elefante dove io, nel pomeriggio vado con Alejandra nella capitale.

Ci vado per informarmi su di un possibile ultimo viaggio da fare a Los Rocas.

Ma la cosa mi risulta fin da subito praticamente impossibile, visto che mi chiedono 400 dollari per soli due giorni di soggiorno.

Così, di buon grado accetto l’invito della mia nuova amica che mi propone di passare, il mio ultimo week-end in Venezuela nella casa del mare della sua famiglia a Higherote.

Una volta presa questa decisione torniamo subito nel grattacielo, Dove prepariamo i nostri bagagli e partiamo, arriviamo a sera giusto in tempo per far la spesa. Ossia comprare gli ingredienti che mi servono per cucinare una buona pasta italiana. Dopo cena, stanchi ed esausti andiamo a dormire. 

23/Gennaio/1999 

Higherote 

Mi alzo tardi perché mi concedo una bella dormita, anche Alejandra fa lo stesso, poi con calma andiamo al mare insieme su di una spiaggia bianca, graffiata ed animata da degli enormi ed immensi cavalloni. Onde grosse, di un oceano nervoso ed irruente nel quale mi diverto a tuffarmi. Il pomeriggio passa così, con lei, con il mare e con il sole, serenamente. 

Alla sera invece le parole che mi ha detto ieri mattina sua madre ritornano nella mia mente innervosendomi e cambiandomi radicalmente l’umore.

Perché d’un tratto, mi ricordo bene di averle insegnato a legger le carte e di averle chiesto di provare a leggermele subito.

Lo fatto per potergli insegnare a riconoscerle, a valutarle e ad interpretarle.

Ricordo anche che per farle provare concretamente, questa esperienza esoterica le ho posto la seguete domanda: “Come si svilupperà di qua in poi la mia vita spirituale?”. 

Le carte attraverso di lei mi hanno risposto con un messaggio che ora, nella mia mente,  diviene sempre più insistente ed assillante perché mi chiede con veemenza e con costanza di essere interpretato correttamente. 

Un messaggio che ieri, avevo percepito solo

superficialmente ma che adesso invece, dentro di me, riecheggia così: “Se vuoi davvero riuscire a trovare la pace e la serenità che vai cercando dovrai per forza imparare a perdonare tutti, a cominciare da te stesso.

Per riuscirci sarai costretto ad accettare tutto il bene e tutto il male di questo mondo”.

Insomma, questa risposta, mi era suonata strana, mi aveva quasi stizzito, perché mi aveva portato a domandarmi come poteva lei, Livia, sapere tutte queste cose su di me?

Come poteva conoscere questa mia sofferenza, questo mio modo di essere così intransigente, sopratutto con me stesso?

Ora però, a ripensarci, questo pensiero in un certo qual modo mi sta portando a sorridere di me stesso.

Perché mi aiuta a rendermi conto che ieri quando Livia mi disse queste parole sono andato completamente fuori strada perché nella mia mente ho identificato la risposta che mi è arrivata dalle carte, con Livia e non nell’oracolo. Insomma ora a ripensarci mi viene da sorridere perché capisco di essere stato molto male e di avere vissuto una miriade di malintesi che hanno poi distratto la mia mente, portandola a confondere i ruoli che spesso in questa vita ci capita di interpretare o anche di scambiarci, come mi è successo in questo caso in cui io non sono più riuscito a ricordarmi, di come mi sentivo prima, quando interpretavo l’altra parte, l’altro ruolo.

Quello del divinatore, quello di chi legge le carte.

Insomma è come se questo pensiero d’un tratto si trasformasse nel suo esatto opposto rivelandomi e dimostrandomi la relatività di ogni cosa.

Perché di fatto mi mette nelle condizioni di vedere in maniera nitida e chiara le due facce della stessa medaglia, contemporaneamente.

Dandomi così modo di alleviare almeno in parte il fardello che spesso non mi lascia respirare e mi fa sentire agitato, irrequieto e pronto ad oppormi con tutto me stesso alla corrente del divenire, al flusso cangiante della vita, che ora però mi lascia intuire e percepire che mi basterebbe lasciarmi scivolare nel flusso perpetuo della vita per riuscire a trovare la quiete e la serenità di cui sento sempre più il bisogno.

Comunque alla fine, al termine di queste mie tante divagazioni mentali mi sovviene ancora un ultimo ricordo, ossia il consiglio datomi dalla mamma di Alejandra che ieri mattina mi lasciò dicendomi: “Non ti dimenticare di approfittar di quest’incontro con Alejandra; quando sarà tempo chiedile se ti legge i fondi della tazza del caffé”.

Così ora sono qui che aspetto l’attimo giusto, arriva, glielo chiedo. Lei mi guarda dritto dritto negli occhi e poi mi risponde: ”Come fai a sapere che lo so fare?”.

Me lo ha detto tua madre gli confesso candidamente mentre lei per tutta risposta mi guarda e mi riguarda di sbieco per indagare ancora un po’ sul significato dell’espressione che porto sul viso.

Non mi dice niente, ma so bene che vuole sapere qual è lo spirito con cui le domando una cosa del genere. 

Ma il mio spirito, evidentemente deve essere quello giusto, visto che ad un certo punto Alejandra si alza e va a preparare una tazza di caffé alla turca. 

Non avrei mai pensato che si potessero vedere tante cose così nei fondi di una tazzina di caffé.

E invece Alejandra nei fondi della tazzina in cui ho appena bevuto vede tutto questo:

“C’è una donna che tieni come un’orchidea.

C’è una riunione con degli amici che ti propongono una cosa già combinata che non ti conviene assolutamente.

C’è un consiglio: non usare la macchina per spostarti per almeno un mese.

C’è una riunione con un tuo caro amico per via di una tragedia che vi coinvolge entrambi.

C’è un grande amore, ti senti come Mosè quando attraversa il Mar Rosso, così sali i sette cieli ma poi dopo essere arrivato così in alto ti inciampi, scivoli e cadi in una depressione totalizzante.

C’è una persona vicino a te, sta male, una donna piange, si dispera e si appoggia a te. Fai un viaggio per andare a trovare questa persona malata. In lei c’è dell’avidità, c’è la voglia di rischiare, di esagerare.

C’è dell’aggressività, c’è della rabbia, c’è una truffa, c’è una corruzione dei costumi, una sconfitta morale e personale.

Torni concludendo che hai fatto il possibile.

Fai dei cambiamenti lavorativi, fai un viaggio per amore, vedo un addio.

Poi aggiunge: “Questo, sommariamente è quello che ti succederà di qui ad un mese. Ma ad essere sincera devo anche dirti che vedo pure delle altre cose.

Delle cose che riguardano il tuo futuro, al di là di questi fondi del caffè.

Se vuoi te ne posso parlare, ma devi fare molta attenzione perché quando smetterò di raccontarti ciò che ora mi viene da dirti non ricorderò più nulla di quello che sto per rivelati.

Perché in questo caso io, sono solo un tramite, una medium, mi capisci? Cosa faccio? Vado avanti?”.

Io a questo punto, di colpo mi ammutolisco, perché non so più cosa rispondere, ne tanto meno cosa fare, non mi aspettavo che mi spiazzasse così, da un momento all’altro. Tant’è che mi sento davvero molto indeciso, perché per un verso ho una paura folle di aprire questa porta sul mio futuro e su ciò che ancora mi è ignoto.

Ma d’altro canto, ho anche una voglia pazza di cogliere quest’occasione che la sorte mi sta proponendo in maniera così inconsueta ed inaspettata.

Così, in una frazione di secondo decido di lasciarmi andare, decido di mollare la presa, decido di aprire questa porta. Per cui le rispondo ”Si, si vai avanti voglio sapere”.

Allora Alejandra mi dice:” Viaggerai ancora tanto, fotograferaimigliaia e migliaia di persone in tutto il mondo. Ma soprattutto scriverai dei diari, dei diari di viaggio, li scriverai tutti in seconda persona utilizzando solo i verbi al futuro, li scriverai così per poi metterli tutti in un unico e grande libro, in cui però userai anche il tempo presente ed il tempo passato, li scriverai così perché li vivrai come il frutto della profezia che ora, se vuoi, ti posso leggere e rivelare.

“Ti prego leggimela, non esitare”.

Ok, cominciamo…

2O/Marzo/2020 

Cuneo 

PROLOGO 

è il PROGETTO di un PAPÀ 

photo-REPORTER…

Che nel tempo SOSPESO 

GENERATO dalla pandemia 

da CORONAVIRUS…

Comincia a SCRIVERE

un ROMANZO a puntate…

In cui Marco, 

l’AUTORE…

Ci NARRA 

delle tante AVVENTURE…

Che ha vissuto VIAGGIANDO

In GIRO per il mondo

e dentro se stesso…

Lo fa REALIZZANDO 

un’opera di fantasia…

Dedicata a suo FIGLIO

e alla sua dislessia.

Perché Marco

con questo suo progetto…

SVILUPPA un metodo 

di scrittura…

Che PERMETTE 

una lettura FACILE, agevole 

e scorrevole…

Anche ai DISLESSICI… 

INSOMMA

da questa sua RICERCA…

È SCATURITO un lavoro

ispirato alla MESSAGGISTICA,

alle chat…

Ed alla 

COMUNICAZIONE contemporanea…

Perché questo 

è un LIBRO…

Che è stato SCRITTO

su di un cellulare…

Con una SCRITTURA 

verticale…

In cui i (…) TRE puntini 

devono essere LETTI…

E considerati…

Come una PICCOLA 

pausa…

Buona lettura!

O, 

se PREFERITE 

buon ASCOLTO…

…Continua…